In esclusiva per Yupper, parla un dirigente rossonero. Ristrutturazione e progettazione le parole chiave, ecco perché serviranno scelte drastiche. E in panchina potrebbe arrivare Spalletti
Finito l’effetto-Seedorf, il Milan si riscopre fragile e frastornato, con un rosa non all’altezza, sai che novità, sferzato da qualsivoglia spiffero societario o di spogliatoio che nemmeno ci si trovasse al cospetto di sua maestà bora. Ma nonostante il campo dica sconfitte spesso e volentieri, i problemi sono altri, molto più complessi, decisamente più spinosi. E i problemi vengono dall’alto, sia in parte dall’altissimo presidenziale, ma soprattutto dal gradino leggermente sotto, ovvero quel vespaio del duumvirato amministrativo delegato.
A vederlo da fuori tutto sembra confusionario, ma a vederlo dall’interno, anche, anche se brandelli di filo di Arianna ancora si riescono a seguire. “Il problema è che ci sono troppi a comandare e pochissimi che lavorano attivamente a quello che dovrebbe essere il progetto Milan” questo il riassunto di un dirigente che chiameremo Mister X per non creargli problemi nell’imminente ristrutturazione societaria ormai alle porte. “Il club è ormai prossimo ad un radicale cambiamento”, ammette un po’ restio perché di certe cose è meglio parlare il meno possibile.
Quale sarebbe questo cambiamento? Tecnico o dirigenziale? “Seedorf ha ancora qualche settimana di tempo non tanto per far risultato quanto per dimostrare al presidente di riuscire a tenere le redini della squadra. Ormai i risultati non servono più”. Ma non è tanto il capitolo allenatore a essere al centro delle attenzioni rossonere. “Diciamo che il Milan potrebbe essere, almeno in parte, ceduto. Berlusconi tra problemi politici e giudiziari sa che non potrà più creare una squadra competitiva come in passato e quindi sta cercando nuovi capitali. Al momento sono arrivate due offerte molto importanti. Una, diciamo, dal mondo ex sovietico, l’altra da quello arabo”. I capitali stranieri potrebbero quindi risollevare il tutt’altro che roseo bilancio rossonero che nonostante illustri cessioni non è ancora a posto. Il progetto Barbara Berlusconi per ora stenta a decollare, se non si è arenato del tutto, e via d’uscita autonome non sembrano esserci. Anche perché dalla prossima stagione è necessario rifondare completamente (o almeno nei punti strategici) una squadra allo sbando, molto timorosa e poco capace a sacrificarsi veramente. “I capitali esteri sarebbero un reale possibilità di rilancio, ma il loro ingresso ha paletti precisi: ovvero ristrutturazione societaria, avallo di Comune e Regione per la costruzione di uno stadio di proprietà, cariche dirigenziali”. Praticamente chiedono quello che vorrebbe Barbara Berlusconi. “Barbara ha le idee chiare e molte sono ottime e lungimiranti, ma non accetta obiezioni e vorrebbe attorno a lei solo degli yes man. Il suo obbiettivo è quello di logorare Galliani e lo sta facendo assai bene, soprattutto grazie alla partita a scacchi che sta giocando con Paolo Maldini. Lei vorrebbe dargli le chiavi della gestione tecnica, e affidare ad un altro uomo di sua fiducia la parte sportiva, per tenere per sé quella commerciale”. Insomma niente di nuovo rispetto al progetto autunnale pre-risoluzione presidenziale della spaccatura con Galliani. “Invece ci sono diverse differenze. Non certo per quanto riguarda Maldini che credo anch’io possa essere l’uomo giusto per riorganizzare l’area tecnica. Il sostanziale mutamento del progetto-Barbara è quello di promuovere Seedorf come uomo mercato e puntare su Spalletti, molto ben visto sia dai possibili soci russi che da quelli arabi e affidare alla coppia Galli-Tassotti la ristrutturazione del settore giovanile, per avvicinarsi ai modelli Ajax e Arsenal. L’ex tecnico dello Zenith avrebbe inoltre il compito di completare la maturazione come allenatore di Pippo Inzaghi, il vero uomo futuro del Milan”.
Quindi tra presente e futuro rimane lo scoglio è Galliani. “Adriano è stato ed è ancora un grande dirigente, uno che ha firmato i più grandi successi del Milan, ma i tempi ormai sono cambiati e il calcio ha preso un nuova direzione. Mi spiego. Il Milan berlusconiano ha avuto tre fasi. La prima nella quale si puntava alla creazione di un progetto con l’acquisto di grandi campioni ma ancora in fase di crescita, la seconda nella quale si puntava a dare continuità al progetto con l’acquisto di grandi campioni già affermati, la terza, quella attuale nella quale si cerca di prendere nomi buoni a calmare la piazza per non ammettere la fine di un lungo e glorioso ciclo. È proprio per questo che ritengo che molte delle scelte future dovranno essere prese considerando questa trasformazione. È necessario un cambio radicale, un passo in avanti che è a tutti gli effetti un ritorno al passato”. Due quindi le parole chiave: “ristrutturazione in primis, programmazione in secundis”. Meglio se con nuovi (e sostanziosi) capitali.