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28.12
Calcio: Lamela, Jovetic e il profondo nero del calcio italiano

Gli ultimi grandi affari estivi si sono rivelati giganti bidoni per le inglesi che hanno cercato campioni in Italia, un segnale preoccupante che sancisce la pochezza del nostro campionato.

Prima furono Pastore e Menez, poi Lavezzi e Maicon, infine Lamela e Jovetic. Campioni che sognavano l’estero per sbocciare e vincere tutto da protagonisti, comprimari una volta passate le Alpi. La facciata più preoccupante del nostro campionato, una volta il più bello del mondo, ora diventato spietata controfigura del tempo che fu.

Il declino degli ex della Serie A – Sarà colpa della crisi, di un sistema fiscale non tra i più competitivi, di un ambiente vecchio e un po’ rimbambito, della discesa in campo di petrolieri e sceicchi con vagonate di denari. Sarà per questo o per una crisi del fascino italico ma da noi i colpi di mercato sembrano essere solo in uscita. Erik Lamela l’ultima evidenza, speculativa. Dopo un’annata da quasi fenomeno alla Roma flop di Zeman, prima, e Andreazzoli, poi, condita da 15 gol in 33 partite e prestazioni capaci di mantenere a galla la barca giallorossa e di evitare il tracollo, a fine agosto passa al Tottenham per 30 milioni di euro. Un vero e proprio botto di mercato, l’erede del gallese Bale, passato al Real Madrid per oltre 100 milioni, l’ala giusta per far volare il 4-3-3 di Villas Boas. Ma il campo dice da subito altro. Panchina e solo otto presenze senza mai brillare. E ora l’apertura per una cessione, fosse anche solamente in prestito. Discorso identico per Stefan Jovetic. Profeta a Firenze, al centro di una trattativa estenuante, un tira e molla tra Juventus e Fiorentina, l’intromissione del Manchester City, 26 milioni più bonus di euro versati sull’unghia. Da agosto a oggi solo tre partite in campionato, lo zero nella casella dei gol, un infortunio e la possibilità nemmeno molto remota di un trasferimento in prestito al Malaga, non certo il gotha del calcio.

Italia amore mio (di ritorno) – Ecco che l’Italia ritorna di moda per rilanciarsi, riprendersi e provare a strappare di nuovo un contratto milionario altrove. L’estate ha visto il ritorno brasiliano di Kakà e Maicon, ai margini dei progetti di Real e Manchester City, ritrovati e rinvigoriti a Milano e a Roma, l’inverno potrebbe essere invece il momento dell’abbraccio di seconda mano per Lamela (Inter in pole), Menez (con la Juventus sembra fatta), Lavezzi (Inter e Milan), Pastore (sondaggio Napoli, ma il Parma e la Fiorentina sono alla finestra, per un prestito) inseguiti, poiché fortemente deprezzati, dal discount italiano. Usato che torna di moda, vintage che se rimesso a posto e ben imballato potrebbe essere ancora affascinante.

Le eccezioni (che confermano la regola) – Non tutto è fosco però: l’Italia non espatria solo bidoni, abbiamo un made in Italy da difendere. Perché le eccellenze, se si dimostrano tali per più di una stagione lo sono sia nel nostro campionato, sia altrove. Cavani dopo le 78 reti in tre stagioni sotto il Vesuvio, si sta ripetendo anche sotto la Tour Eiffel. Ibrahimovic continua a vincere scudetti e Thiago Silva a difenderli, Marquinhos è sempre in rampa di lancio per diventare un futuro fenomeno e Thiago Motta, nonostante nessuno se lo fili, continua a giocare con una regolarità impressionante. Infine c’è chi poteva restare e fare bene se solo le nostre squadre fossero state più lungimiranti. Marco Verratti a 20 anni è diventato il cervello silenzioso del Paris Saint Germain, Graziano Pellè il bomber immarcabile del Feyenoord, Sirigu il miglior portiere di Francia. Qualcosa da cui partire, magari cercando di intraprendere la strada della Fiorentina che ha riportato a casa Pepito Rossi. Lui sì un campione di ritorno che sta cercando di dare un po’ di luce ad una Serie A in forte deficit tecnico.

 

Giovanni Battistuzzi





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