LG
MD
SM
XS
Esito ricerca con la parola chiave:
 
Sport&Outdoor
08.06
Calcio: Meteore mondiali, quando un'estate vale una carriera

Protagonisti di una Coppa del Mondo, poi scomparsi, dimenticati, spariti. Schillaci, Diop, Salenko, Cesar Sampaio, ovvero re per un mese, "brocchi" per sempre.

I Mondiali sono ormai alle porte. Il palcoscenico più importante del calcio internazionale aprirà il sipario allo stadio Corinthians di San Paolo giovedì 12 giugno alle 22 italiane con la partita Brasile-Croazia. Come ogni quattro anni andranno in scena i migliori attori (o quasi) del calcio mondiale, tutti alla ricerca di quella coppa che può rendere speciale qualsiasi carriera, realizzare “quel sogno che inizia da bambino” come cantavano Gianna Nannini e Edoardo Bennato in “Notti magiche”, inno ufficiale della Coppa del Mondo di Italia 90. Proprio in quelle notti la ribalta se la prese un uomo, attaccante come tanti, mito per quelle tre settimane. Totò Schillaci da Palermo. 6 reti in quell’edizione, trascinatore con Baggio di quella nazionale che arrivò terza, capocannoniere del torneo. Poi più niente, il ritorno a comprimario. Così come tanti, eroi mondiali, poi anonimi. Ma poco importa, diventare primattori nella competizione più importante molte volte può valere una carriera intera.

Schillaci divenne l’immagine di una nazione intera. Lui che l’anno prima calcava i campi della serie B, che a suon di gol riuscì a conquistare dieci mesi prima dei Mondiali la maglia della Juventus e che con 15 reti quella della nazionale. Lui che scalzò Vialli dalla formazione titolari, che, Re Mida del calcio, tramutava in gol ogni palla che toccava, che trascinò gli azzurri sino alla semifinale, persa solo a causa di un’uscita avventata di un sino ad allora ottimo Walter Zenga, e poi regalò il terzo posto con su rigore nella finalina contro l’Inghilterra. Lui che come quei giorni mai più, titolare spesso, ma goleador nemmeno per sogno, ceduto dalla Juventus all’Inter senza rimpianti e volato in Giappone dopo due stagioni in nerazzurro senza lasciare traccia. Meteora. Comparsa, ma che comparsa, immagine di Notte Magiche, anzi antonomasia per eccellenza di Italia 90.

Come Totò anche Oleg Salenko quattro anni dopo. Diventato calciatore nello Zenit San Pietroburgo, un passaggio nella Dinamo Kiev, buono ma senza lasciare poi tanto il segno, uno sbarco in Spagna al Logroñés condito da diversi gol, convocato ai Mondiali perché non c’era di meglio, andato a segno su rigore contro la Svezia, stupì tutto il mondo contro il Camerun con 5 gol in 90 minuti, record assoluto. Divenne capocannoniere e uomo mercato. Roma e Lazio sondarono, l’Inter era pronta a farlo firmare, l’Arsenal lo stava andando a prelevare a Mosca, lui però firmò con il Valencia perché la Spagna era diventata ormai la sua seconda casa. Con i bianchi rimase però solo una stagione, poi la resa. Troppo scarso per un club che aveva ambizioni europee, finì in Scozia, ai Rangers. Ma anche lì fece presto le valigie, troppo scarso per puntare allo scudetto scozzese. Vagò tra Spagna, Turchia e Polonia non lasciando mai il segno.

Sempre nei Mondiali statunitensi esplose Saaed Al-Owairan, saudita, trascinatore di quella nazionale che per la prima volta passò i gironi e andò agli ottavi. Divenne un mito in patria, fu al centro di un caso diplomatico. Ricercato da diversi grandi club europei stava quasi per firmare con l’Arsenal quando la Federcalcio araba bloccò tutto e non permise la sua partenza, in quanto bene nazionale. Fu la fortuna dei londinesi. In patria non si ripeté tanto da diventare abbonato alla panchina.

Quattro anni prima andò meglio a Medford, costaricano di professione centrocampista, eroe in patria dopo il gol all’88’ che valse alla Costa Rica il passaggio agli ottavi. Dal Saprissa venne pagato quasi mezzo miliardo di lire dalla Dinamo Zagabria convinta di aver fatto un affare. Non giocò quasi mai. Passò da Vienna, ignorato, per approdare al Rayo in Spagna tra l’indifferenza del pubblico. Poi fu Italia, Foggia, voluto fortemente da Zeman che se lo ricordava correre e pestare sui campi mondiali. Dopo un anno e 14 partite inguardabili lo ricacciò in Costa Rica con biglietto di sola andata.

Otto anni dopo, un altro centrocampista alla Medford. Il Mondiale è quello di Francia 98, la nazionale è quella verdeoro il suo nome Cesar Sampaio. Il c.t. Zagallo decise di dargli le chiavi del gioco a 30 anni, dopo una discreta carriera trascorsa soprattutto in Giappone.  Sampaio colse l’occasione al volo. Sempre titolare, arrivarono pure i gol: tre, compreso il primo della manifestazione, alla Scozia, prima della doppietta al Cile negli ottavi. Medaglia d’argento in Francia, poi legno altrove. Al Deportivo La Coruña divenne titolare:  non sul campo, ma dell’appellativo più efficace per definirlo. Zappatore. Un po' quello che è accaduto a Papa Bouba Diop, prezioso anzi indispensabile nel Senegal che trascinò dall'alto dei suoi 194 centimetri d'altezza ai quarti. Tre i gol realizzati, storico quello che sconfisse i francesi campioni del mondo in carica al debutto. Poi però più nulla, anonimo e impalpabile. Ma tant'è, "sono entrato nella storia del mio paese, questo è più che sufficiente", disse a scarpini appesi.

Non solo Sampaio però. In Francia la ribalta se la prese il biondissimo messicano Luis Hernandez. Il Caniggia di Poza Rica divenne l’idolo di tutto il Messico. 4 gol, tecnica e fiuto del gol, qualche magia e la certezza di aver trovato un bomber di razza. Il suo momento magico durò più di quello del brasiliano, due anni. Poi il ritorno nell’anonimato dal quale era uscito in Francia. Sbarcò a Los Angeles acclamato e iperpagato, cosa strana per un messicano. Segnò solo su rigore e giocò in modo inguardabile. Sparì.

Così come sparì Ilhan Mansiz subito dopo l’exploit in Giappone e Corea 2002. Quattro reti, doppietta nella finalina, numerosi ammiratori in tutta Europa. Poi il ritorno in patria, al Besiktas e la fine del sogno. Bollato come pippone dai suoi stessi tifosi, rispedito aggratis in Giappone, ma non per i mondiali e non per tornare. Divenne pattinatore sul ghiaccio, ma con poche fortune.

Il Mondiali è alle porte. Chi sarà il prossimo?

Giovanni Battistuzzi



Gallery
I più letti
Newsletter

Vuoi essere aggiornato su Yupper e ricevere ogni mese tutte le notizie su eventi?

La tua email: