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18.09
Ciclismo: a Firenze tutta l'Italia tiferà in Nibali

Il siciliano è la punta di diamante della squadra azzurra che il 29 settembre tenterà l'assalto alla maglia iridata. Il percorso duro potrebbe adattarsi perfettamente alle caratteristiche dello Squalo.

Redenzione o dannazione, paradiso o inferno. Domenica 29 settembre l’Italia del pedale andrà incontro a questo bivio. È infatti dal 2008 che la nostra nazionale non ottiene risultati di rilievo nel Campionato del mondo di ciclismo su strada: quell’anno a Varese vinse Alessandro Ballan, secondo fu Damiano Cunego, quarto Davide Rebellin. Fu un apoteosi tricolore, degna continuazione del biennio d’oro di Paolo Bettini che nel 2006 e nel 2007 conquistò la maglia iridata prima a Salisburgo e poi a Stoccarda. Dal 2008 molte cose però sono cambiate. Il nostro movimento, Nibali a parte, versa in stato comatoso, Ballerini, il ct dei successi mondiali, non c’è più e Paolo Bettini è sceso di bicicletta ed è montato nell’ammiraglia azzurra, anche se sino a questo momento senza grande fortuna. Tra due domeniche però le cose potrebbero cambiare. Perché Nibali è uscito dalla Vuelta con la gamba delle grandi occasioni e perché giochiamo in casa. A Firenze.

Il percorso mondiale – Tracciato duro, 272 chilometri movimentati , con un finale che sembra un elettrocardiogramma in movimento. Due i punti critici del circuito finale di 16.5 chilometri che i professionisti dovranno percorrere 11 volte: la salita di Fiesole, 4.3 chilometri con pendenza massima del 9% con annessa discesa impegnativa e veloce, e lo strappo secco e infido di via Salviati, 600 metri con la strada che arriva sino al 16% di pendenza. Da lì un falsopiano lungo cinque chilometri di sofferenze, speranze, inseguimenti e sogni di gloria. Non bastasse questo la partenza si terrà a Lucca, da lì 106 chilometri di pianura per arrivare a Firenze con in mezzo lo strappo di Montecarlo, 3.7 chilometri al 3.5% con pendenze massime del 9%, ovvero niente di impossibile, e quello del San Baronto, versante di Laporecchio, quello duro, quello che ogni anni crea la selezione decisiva al Gran Premio Industria e Artigianato, storica corsa in linea che si disputa a maggio pochi giorni prima dell’inizio del Giro d’Italia. Sono 3.9 chilometri che si inerpicano sino a toccare pendenze dell’11%: strada stretta e possibili imboscate. Farsi trovare impreparati a questo punto della gara vorrebbe dire sprecare energie per inseguire i fuggitivi, energie che invece serviranno nell’ultima parte del percorso, come ha sottolineato più volte il ct azzurro Paolo Bettini a corridori e giornalisti.

Gli uomini di Bettini – Tutti per Nibali, Nibali per tutti. Lui è il capitano, lui la nostra speranza, lui l’uomo giusto per tentare la conquista della maglia iridata. Il siciliano ce la può fare, ha coraggio e forza, il percorso è adatto alle sue caratteristiche e soprattutto il secondo posto alla Vuelta è sintomo di buona condizione, di gambe che girano. Accanto a lui un manipolo di buoni corridori, di gente che sa faticare e sa mettersi al servizio del proprio capitano. Da Paolini, che sarà il regista in corsa di questa formazione, a Pozzato che, smarrito in questi anni lo spunto vincente, ha dimostrato di saper fare il lavoro sporco adatto a lanciare i propri capitani. Poi c’è Diego Ulissi, speranza azzurra per il futuro, ma già grande protagonista delle corse agostane e settembrine: ha classe e talento, potrebbe essere una piacevole scoperta. Infine Scarponi, Visconti (acciaccato però dalla caduta in Gran Bretagna), Caruso, Nocentini, Santaromita e i fedelissimi dello Squalo Vanotti e Ponzi. Sperando che Firenze per un giorno diventi Varese. Almeno ciclisticamente parlando.





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