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Sport&Outdoor
08.03
Ciclismo: tornano le grandi corse in Italia; oggi Strade Bianche, domani Roma Maxima

Lo sterrato toscano caratterizzerà quella che in poche edizioni è già diventata una classica. Domani invece c'è la grande corsa di Roma che arriverà davanti al Colosseo

Il progresso ha creato l’asfalto, il ciclismo ha riscoperto lo sterrato. Almeno in Italia lo sterrato ha un nome, che suona di accento toscano, uno soltanto: Strade Bianche. Il Tour sarà anche palcoscenico hollywoodiano e la Strade Bianche una sala d’essai, la Roubaix, con il suo fango o la sua polvere, il suo pavè e le sue buche, epica cavalleresca e lo Strade Bianche, pure, ma minore, senza tanta storia, ma con una passione a pedali grande e ambiziosa.

Da Gaiole in Chianti sino alla piazza del Campo a Siena, un su e giù tra crete e calanchi, tra vigneti e campi di grano, sino al gran finale, all’arrampicata al palcoscenico importante, perché ogni gara che si rispetti ha bisogno del suo teatro. Ce lo ha la Sanremo, il lungomare ligure, ce lo ha la Roubaix, il velodromo, ce lo ha il Tour, l’Arc du Triomphe, ce lo ha questa corsa, la piazza del Palio. E pensare che la gara senese verrà disputata sabato per la sua ottava volta, ma è già da molti considerata ormai come una classica, anche se in divenire.

Lo dice l’albo d’oro, Cancellara due volte, Moser, nel senso di Moreno, Gilbert, Kolobnev, Lovkvist e Iglinskij per una. Lo dice la lista dei partecipanti, con Nibali, Moser, sempre nel senso di Moreno, Betancour, il campione italiano Santaromita, Gilbert, Gasparotto, Pozzato e infine i due maestri del pavè Sagan e Cancellara.

Lo dice soprattutto il percorso: lungo, duro, fascinoso. Duecento i chilometri, diciannove gli strappi, nove i tratti sterrati per un totale di 44 chilometri. In pratica un mix di tutte le classiche del nord. Un po’ Fiandre, un po’ Roubaix, un po’ Liegi. Un po’ anche Sanremo, sarà che siamo in Italia, sarà che l’atmosfera è quella nostrana, sarà che sa di antico, sarà che siamo vicini a Bartali, tanto quanto la Classicissima è vicina a Coppi.

Questo oggi Toscana. Domani, domenica 9 marzo, si replica, ma in Lazio. A Roma. Roma Maxima. Seconda edizione, almeno con questo nome, prima si chiamava Giro del Lazio. Dal 1933 al 2008, poi niente sino al 2013, sparito dal calendario mondiale per mancanza di sponsor e mancanza di spazio. L’anno scorso la polvere sul passato venne levata e vinse Kadri, francese, su Pozzato e Bole. Quest’anno ci proverà Ivan Basso a tingere d’azzurro il gradino più alto del podio, ma il listino di partenti è lungo e le insidie tante. Quattro strappi duri, 192 chilometri nei dintorni di Roma, a salire su per i ‘Castelli’ le alture che circondano da nord-est a sud-est la Città eterna, infine una picchiata verso il Colosseo, verso l’area pedonale, non molto pedonale, dei Fori Imperiali. Lì dove decidevano sulle sorti del mondo i romani. Lì dove dovrebbero esserci tutto l’anno solo le biciclette.





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