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11.11
La prima Supercoppa Europea del Milan

25 anni fa, il 23 novembre 1989, si giocava la gara di andata di Supercoppa Uefa tra il Barcellona di Cruyff e il Milan di Sacchi, che alla fine conquisterà il trofeo.

Ai lettori di Yupper Edizioni inCONTROPIEDE dedica un capitolo del libro, “ARRIGO. La Storia, l’idea, il consenso, la fiamma” (vai al sito), quello dedicato a ciò che accadde prima dell’incontro di Supercoppa Europea Barcellona-Milan: 1-1. Il Milan poi vincerà 1 a 0 la gara di ritorno e conquisterà così la sua prima Supercoppa Europea.

I corridoi degli spogliatoi del Camp Nou sono davvero enormi ma Cruyff non riesce nemmeno a camminare tanto è accerchiato da persone che ascoltano le sue parole. Da lontano non si comprendono. Solo un suono dolce ma insieme aguzzo arriva alle orecchie di chi attende. Avvicinandosi iniziano ad arrivare chiare. Pochi minuti prima della partita, Cruyff parla dell’importanza per Barcellona di organizzare un’Olimpiade perfetta. Solo in questo modo si potrà dire al mondo quanto vale l’identità catalana.

Sacchi invece è in silenzio, sull’uscio della sua stanza. Ha appena parlato con Rijkaard catechizzandolo sull’importanza di bloccare la fase costruttiva di Koeman. Adesso guarda di fronte a sé un muro appena rinfrescato. Attende Cruyff per salutarlo.

Il codazzo è arrivato all’altezza della porta di Arrigo Sacchi e scivola lento come un fiume d’aprile. Nessuno guarda da questa parte. Si comprende perfettamente che l’allenatore del Milan è stato notato, ma il discorso in atto è più impor- tante.

Cruyff, ormai parallelo a Sacchi, si gira di scatto. Guarda in faccia l’interlocutore e dice sorridendo: “Hola Arrigo, come va?”.

Sacchi imposta la voce per non dimostrare soggezione. “Tutto bene”, biascica stringendo nervosamente i denti. Dimostrano e vivono due stati d’animo totalmente diversi.

Per Sacchi quello che si sta per svolgere è il fatto più importante della sua vita. E così sarà anche per la partita prossima contro il Lecce. Per Cruyff invece, lui e i suoi calciatori stanno per rivelare a quasi centomila persone un desiderio comune. Il non realizzarlo fa parte della vita, non puoi farci niente.

“E lei tutto bene?”, con la medesima contrazione vocale. “Oh sì”, Cruyff sembra già pensare ad altro.

Le persone che sono con Cruyff, zittite dal dialogo, sono impazienti. A loro non interessa salutare quell’allenatore di calcio. A loro importa parlare di tutto con Cruyff. Johan Cruyff, quello con il numero 14, che è stato il miglior giocatore del mondo. Parlottano tra di loro riferendosi ancora al discorso precedente. Quell’intermezzo non è mai esistito. Passa Ramaccioni. Guarda Sacchi e si accorge di Cruyff. Lo saluta con indifferenza. Quelli del Milan hanno dentro una corrente elettrica che non può dissolversi, se non alla fine della partita. Sacchi ha dato l’ordine di pensare solo a quel momento e ai loro rispettivi compiti. Il resto non conta. “Verdad che tu ispiri Ajax?”. Lo dice con una superbia incontrollabile. Come a voler sentenziare: quello che sei sono stato, quello che dici ho detto.

Dallo spogliatoio alle spalle di Sacchi emerge un silenzio nervoso. I tacchetti degli scarpini suonano melodie meccaniche e gli aliti degli sbruffi vanno in controtempo rispetto all’attesa. Nello spogliatoio del Barcellona si parlotta, sembra di essere al bar. Le voci sono serene, non hanno mai pronunciato il nome di un calciatore avversario.

“Sì, vero”, con la voglia nella lingua di non dare soddisfazione.

Sai quando ad un certo punto il dialogo tra due persone che non hanno molto da dirsi arriva ad un punto morto. Siamo in questo attimo preciso. Sacchi guarda Cruyff pensando a come superare Aloisio e Serna sulle fasce. Cruyff guarda Sacchi pensando ai fatti suoi. Sono due universi che vivono di sensazioni totalmente differenti.

Oggi tutti vorrebbero farli scontrare ma non può essere così. Girano su orbite troppo distanti per sfiorarsi. Il codazzo di Cruyff non regge più. Un tale con la barba indica all’allenatore olandese una via d’uscita per continuare dove erano rimasti. Sacchi ha sempre desiderato capire come faceva l’Ajax di Michels a non sottrarre alla fase difensiva Neekens, nonostante fosse la mezzala d’attacco. Ma capisce che non potrà mai chiederglielo. Si aspettava un genio a tutto tondo e ha davanti una ex meraviglia da circo. Il tipo di persona che più lo infastidisce.

“Allora suerte senor Sacchi”. Nella coda un attimo di rispetto. Ma sembra comunque una frase fatta.

“Vinca il migliore”. Sacchi non transige e tira la sua freccia.

Uscito il mese scorso per Edizioni inCONTROPIEDE il romanzo più ambizioso di Jvan Sica, scrittore salernitano, che si dedica ad una delle figure chiave del calcio mondiale: Arrigo Sacchi. Il libro ripercorre la storia romanzata degli anni del profeta di Fusignano alla guida del Milan. Scelto come allenatore da Silvio Berlusconi, all’interno di una strategia del consenso molto composita, diventa in breve l’uomo nuovo del calcio mondiale e costruisce una filosofia sportiva che va oltre il gioco in sé. Il libro racconta questo percorso (calcistico e personale) che dà vita ad una delle squadre migliori di tutti i tempi e crea un personaggio pubblico amato e allo stesso tempo odiato come forse nessun altro in ambito sportivo. In “Arrigo” c’è il Sacchi rivoluzionario, quello che ha dato tutto se stesso per realizzare la sua idea, con un perfezionismo maniacale che lo ha portato più volte ad essere colpito da stress da lavoro.

“ARRIGO. La Storia, l’idea, il consenso, la fiamma”
di Jvan Sica
Edizioni inCONTROPIEDE (vai al sito)



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