L’inquisizione colpì anche nei nostri territori. Ecco la storia del pittore messo al rogo che sarà protagonista della prossima dama castellana.
Riccardo Perucolo era un pittore di Conegliano, intorno al 1500 affrescò diverse case e palazzi. Tracce non sicure delle sue pitture sono presenti negli affreschi di Palazzo Sarcinelli e in un crocifisso a Casa Sbarra. Un suo graffito è stato ritrovato nella cella dove venne imprigionato a Palazzo Ducale a Venezia. Perucolo venne accusato di luteranesimo, forse anche a causa della sua lingua troppo lunga. Si narra che a dei passanti che gli avevano chiesto cosa stesse dipingendo abbia risposto “Qua voio far doi santacci che le persone crede che i siano in paradiso, che forse sono a casa del diavolo a scaldarse i piè”. Il pittore infatti era contrario a raffigurare santi protettori e guaritori, sfruttati dal clero per trarre profitto dalla superstizione e dai timori popolari e condannati dalla Riforma protestante.
Venne arrestato, condotto in carcere e processato a Venezia davanti al tribunale del Sant’Uffizio. Probabilmente dopo essere stato torturato, accettò di sottoscrivere un atto di pentimento, venne graziato e liberato l’11 luglio del 1549 con l’impegno dell’abiura pubblica alla messa domenicale e la condanna al rogo nel caso fosse ricaduto nell’eresia. Qualche anno dopo però venne nuovamente arrestato, in seguito ad una denuncia, e per lui non ci fu scampo. Venne condannato a morte. Tentò di fuggire nelle montagne del Cadore ma venne catturato e messo al rogo nel marzo del 1568 nel grande slargo dei mercati, più o meno dove oggi c’è la stazione dei treni. Per risparmiargli le atroci sofferenze, gli fu concesso il privilegio di essere sgozzato prima che il fuoco venisse acceso. Intorno alle vicende di Perucolo è ambientata la Dama Castellana di quest’anno a Conegliano (leggi l’articolo).