L’11 novembre si festeggia San Martino, uno dei santi più popolari. Tutti conoscono il suo famoso taglio del mantello, ma ci sono anche altre leggende e curiosità da scoprire...
San Martino era un soldato romano, addetto alle ronde notturne e all’ispezione dei posti di guardia. Una notte, durante una delle sue ricognizioni, incontrò un mendicante infreddolito. Commosso dalle misere condizioni dell’accattone, tagliò a metà il suo mantello e lo diede al povero perché potesse riscaldarsi. La notte successiva in sogno gli apparve Gesù mentre diceva ai suoi angeli “Ecco qui Martino il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”. Quando si risvegliò il suo mantello era ritornato miracolosamente intero. Il mantello venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il temine latino “cappella” (che significa corto mantello) venne attribuito alle persone incaricate di custodirlo, i cappellani, e per estensione all’oratorio reale dove era conservato, chiamata da allora cappella.
San Martino viene ricordato l’11 novembre che non è il giorno della sua morte (avvenuta l’8 novembre 397) ma quello della sua sepoltura. Questa data è legata alla maturazione del vino nuovo, per questo si dice che “a San Martino ogni mosto diventa vino” ed è l‘occasione per assaggiarlo insieme ai frutti tipici della stagione come le castagne. La tradizione a Conegliano si ripete anche all’Osteria La Panza (vai alla pagina Facebook) lunedì 11 dove si può festeggiare con un aperitivo o un dopocena che riprende il classico trittico “San Martin, castagne e vin”.
Nel veneziano è usanza preparare per San Martino un dolce speciale che ha la forma del santo a cavallo con la spada. La torta è fatta di pasta frolla e viene decorata con glassa, zucchero, confetti e caramelle. L’11 novembre coincide anche con la data che segnava ogni anno la fine dei contratti agricoli di lavoro e di mezzadria. Se il contratto non veniva rinnovato, chi aveva avuto insieme al terreno anche la casa in uso doveva lasciarla. In quei giorni era normale assistere al passaggio di molti carri carichi di mobili e suppellettili da un podere all’altro e in diversi dialetti “fare San Martino” significa traslocare.