Ecco una sintesi di quello che i girini si troveranno davanti da qui alla passerella finale di Trieste. Cinque le tappe nel nordest. Scoprite quali
Il Giro riparte da Giovinazzo e finalmente si fa interessante. I tre giorni in Irlanda sono stati paesaggisticamente bellissimi, ma hanno detto ben poco se non poche evidenze: Kittel è il velocista più forte al Giro, la Orica GreenEdge va forte a cronometro, le cadute nelle prime tappe sono all’ordine del giorno. Insomma nessuna novità. Anzi, una sì: Daniel Martin è già fuori dai giochi, fatale gli è stata la caduta durante la prima tappa, la cronosquadre di Belfast.
Evidenze a parte da domani inizia il bello con le prime salite e il primo arrivo all’insù, a Viggiano dopo un’ascesa di circa due chilometri al 6 per cento. Oggi invece si corre la Giovinazzo-Bari, 112 km piatti come una tavola e sprint di gruppo assicurato, a meno che non ci si metta il vento a fare scherzi ai corridori.
Ecco cosa si troveranno sotto le ruote i corridori, giorno dopo giorno:
4a tappa: Giovinazzo-Bari, 112 km. Tappa semplice, buona per rodare la gamba e riprendere dimestichezza con la corsa dopo il primo giorno di riposo; volata assicurata.
5a tappa: Taranto-Viggiano, 203 km. Inizio piatto, finale movimentato. Poco dopo metà tappa il Gran premio della montagna di Valico della Serra di San Chirico, facile, poi lunga discesa, falsopiano che finisce ai meno 15 dal traguardo. Salita a Viggiano, discesa e ancora salita sino al traguardo: due chilometri al 6%, ma attenzione agli ultimi 300 metri nei quali la strada si fa più dura. Sarebbe finale perfetto per Sagan, potrebbe stuzzicare Cunego.
6a tappa: Sassano-Montecassino, 247 km. Tappa lunga quasi tutta pianeggiante, l’arrivo è però in salita: 9,2 km di ascesa al 5% che non fanno paura a nessuno se non ai velocisti. Se però qualche squadra inizia a fare ritmi forsennati…
7a tappa: Frosinone-Foligno, 211 km. Due Gpm, uno all’inizio uno a oltre 30 km dal traguardo. Sarà sprint.
8a tappa: Foligno – Montecopiolo, 179 km. Si inizia a fare sul serio nel ricordo di Marco Pantani: questi erano i luoghi dei suoi allenamenti, qui provava la gamba per le grandi corse a tappe. Negli ultimi 30 km ci sono il Cippo di Carpegna, 6 km al 10%, Villaggio del Lago, 9 km al 6 scarso, infine l’erta finale a Montecopiolo, 6,4 km al 7,8 con strappi tremendi e momenti dove la strada spiana un po’. Attenti a Quintana e agli scalatori puri.
9a tappa: Lugo-Sestola, 172 km. Ancora appennini, ancora salita. Si sale sul Sant’Antonio, Rocchetta Sandri, infine su sino a Sestola, 16,5 km con non particolarmente difficili ad eccezione di 4 km tra l’ottavo e il dodicesimo chilometro: o si parte qui o si arriva assieme. Tappa interessante ma dove sarà difficile fare la differenza.
10a tappa: Modena-Salsomaggiore Terme, 173 km. Niente da dire. Volata assicurata.
11a tappa: Collecchio-Savona, 249 km. Un terno al Lotto. Complicata e rischiosa, da fuga o da imboscata. Due salite, una all’inzio, una alla fine. L’ultima è quella di Naso di Gatto. Non è impossibile, ma dura sì; attenzione alla discesa, stretta, tortuosa, discontinua con qualche strappo. Il gruppo si potrebbe spezzare.
12a tappa: Barbaresco-Barolo, 41,9 km. Contro il tempo. Cronometro abbastanza lunga e abbastanza vallonata. Due salite, non difficili, da velocità prima dello strappo finale verso Barolo. È la cronometro del buon rosso piemontese. Vincerà uno specialista, ma uno scalatore capace di difendersi a cronometro come Ivan Basso può fare bene.
13a tappa: Fossano-Rivarolo Canadese, 157 km. Tappa per velocisti, sarà sprint. Attenzione al finale velocissimo e con diverse insidie.
14a tappa: Agliè-Santuario di Oropa, 164 km. Ancora sulle orme di Pantani che su questa salita nel 1999 fece un’impresa incredibile rimontando tutto il gruppo dopo il salto di catena che lo costrinse a fermarsi ai piedi dell’ascesa. Diversamente da quell’edizione del Giro il percorso è più duro. Prima della salita conclusiva infatti i corridori si troveranno di fronte l’Alpe di Noveis e l’ascesa di Bielmonte, lunga anche se pedalabile. La classifica si smuoverà.
15a tappa: Valdengo-Plan di Montecampione, 225 km. Ritorna lo scenario della lotta tra Tonkov e Pantani del 1998. Anche quest’anno pianura sino all’inizio della salita. Sarà lotta tra scalatori su di un’ascesa da brividi, che non lascia un metro per respirare e che si impenna nei chilometri finale. Si salirà forte e chi non sta bene potrebbe perdere molto.
16a tappa: Ponte di Legno-Val Martello, 139 km. Tappa corta, tutta da percorrere col naso all’insù. Tre duemila in fila: Gavia, Stelvio e Val Martello. Non serve altro. La classifica ne uscirà sconvolta e in serata si capirà chi saranno i candidati definitivi alla vittoria finale. Con il cattivo tempo sarà tregenda.
17a tappa: Sardonico-Vittorio Veneto, 208 km. Velocisti? Non è detto. È tappa da fuga, di pianura ce n’è poca, il finale poi è più complicato di quello che l’altimetria non dice. La pianura non esiste.
18a tappa: Belluno – Rifugio Panarotta, 171 km. Ecco le Dolomiti. Quest’anno meno fascinose e meno conosciute degli altri anni. Tre Gpm, San Pellegrino dalla parte più dura, ma lontanissimo dal traguardo, poi Redebus, 4,6 km al 10%, corta ma tagliente, infine ascesa al Rifugio Panarotta, 16 km che partono lievi ma che poi non mollano un metro, costanti come la sofferenza di un malato: 8% fisso, nessuna possibilità di prendere fiato. Tappa non decisiva ma potrebbe fare vittime.
19a tappa: conoscalata al Monte Grappa, 26,8 km. Qui si decide molto. 26 chilometri d’ascesa, tratti al 14%, il tutto da percorrere con ritmo regolare. Andare in crisi qui vuol dire lasciare sull’asfalto minuti. Cronometro bellissima.
20a tappa: Maniago-Monte Zoncolan, 167km. È l’ultima chiamata, la salita più dura d’Europa, l’ultimo test. Potrebbe essere guerra totale o un’apoteosi rosa. Sarà sicuramente battaglia. Tappa tutta su e giù, prima le colline delle pre-Prealpi, poi le Prealpi dure e cattive del Friuli, Passo del Pura, 11 km a oltre il 7% con un tratto durissimo a metà ascesa nel quale la strada non va mai sotto l’8 e il 9%. Poi le Alpi, prima tenui, Sella di Razzo, infine terribili: Monte Zoncolan. Basta il nome. Qui si deciderà tutto, dopo un Giro duro e complicato può succedere di tutto.
21a tappa: Gemona del Friuli-Trieste, 172 chilometri. È la passerella finale. Sarà sprint, probabilmente, difficile inventarsi qualcosa sullo strappetto a metà circuito finale.