Per gli italiani la missione quasi impossibile di battere il catamarano nero di New Zealand che vola sulle acque di San Francisco
Logica vuole che non ci sia partita. Troppo forti i ‘blacks’ di New Zealand, troppo inesperti i ‘rossi’ di Luna Rossa. Che però siano davvero i neo zelandesi ad andare a sfidare BMW Oracle per la 34° America’s Cup è ancora tutto da vedere.
L’ultimo atto della Louis Vuitton Cup decreterà chi sfiderà gli americani, vincitori dell’ultima edizione disputata a Valencia, sotto l’occhio del ciclone per le possibili irregolarità del proprio catamarano, l’AC45. Possibili e non certe come sembrava sino a pochi giorni fa. Ecco la novità. L’ultima sentenza della Giuria Internazionale, infatti, riabilita uno dei tre scafi di BMW Oracle poiché gli stazzatori (ovvero chi dovrebbe controllare le barche), hanno decretato che lo scafo denominato Coutts è conforme al regolamento e quindi può regatare. Sostanzialmente è successo questo. Prima gli stazzatori non hanno controllato, poi lo hanno fatto su pressioni della giuria e hanno trovato irregolarità, irregolarità che però sono da considerarsi a norma di regolamento dopo una rilettura approfondito di questo. Misteri.
Misteri che comunque non impediranno alle imbarcazioni di Luna Rossa e New Zealand di lottare al meglio delle 13 regate da questa notte, ora italiana. In ballo c’è un posto da sfidante nell’America’s Cup, il più antico trofeo sportivo per cui si compete tuttora, mica da ridere.
Il problema per Max Serena, skipper di Luna Rossa, e Chris Draper, timoniere, è che i kiwi volano sulle acque, il loro catamarano un po’ meno. Il tattico Francesco Bruni dovrà inventarsi qualcosa perché altrimenti sarà cappotto. Dieci anni di test, prove e gioco di squadra infatti hanno creato un meccanismo perfetto, un unico corpo in movimento fatto di scafo ed equipaggio. Dean Backer & co, sono gli unici a poter contare sull’attrito zero, gli unici a potersi permettere di non far toccare acqua allo scafo con il vento a poppa: a contatto con il mare rimangono solo le derive, i foil, quelle lunghe protuberanze di carbonio che si trovano sul retro (poppa) dell’imbarcazione. Un vantaggio non indifferente che potrebbe aiutare a sbaragliare con facilità gli avversari non solo nell’atto finale di questa Louis Vuitton Cup, ma anche nelle finali di America’s Cup che si svolgeranno sempre nelle acque di San Francisco dal 7 al 21 settembre (al meglio delle 17 prove).
Intanto, aspettando che i catamarani scendano in acqua non si placano le polemiche negli Stati Uniti e nel mondo della vela. C’è chi rivorrebbe i monoscafi, chi si lamenta del comportamento di Oracle, chi accusa l’organizzazione di scarsa spettacolarità delle regate. Ma sotto l’occhio del ciclone c’è soprattutto la direzione dell’evento, creato per dare la massima spettacolarità televisiva, ma che ha fallito clamorosamente data la quasi totale mancanza di televisioni al seguito. Troppo alte le tariffe di trasmissione, troppo serrati i controlli a giornalisti e cameramen, troppe barriere all’ingresso. Flop assicurato. Qualche testa rotolerà, ma bisognerà aspettare ottobre. Intanto iniziano le finali. E che per una volta vinca lo sfavoritissimo di turno, ovvero Luna Rossa.